martedì 10 settembre 2013

Dream Cast #9: Zeus, il Dio del Cielo


La voce del Cielo.

Quando Crono conquistò il Trono degli Eterni, le Moire, le perfide Tessitrici del Destino di ogni mortale o Dio della Terra, gli predissero che il suo Regno sarebbe giunto ad una brusca quanto inaspettata conclusione per mano di suo figlio.
Spaventato e ossessionato dall'idea di perdere tutto ciò per cui aveva lottato tanto strenuamente e per cui aveva sofferto, attuò una politica del terrore mirata a mantenere la Terra sterile e priva d'ogni forma di vita.
Egli stesso, per dare il buon esempio o forse più probabilmente per evitare il concretizzarsi della profezia delle Moire, iniziò a fagocitare alla nascita i figli che la moglie Rea metteva al mondo. Era così convinto, imprigionandoli dentro di sé, non solo di scampare al destino che per lui era stato segnato, ma anche di assorbirne la forza aumentando considerevolmente il proprio potere per ottenere l'Onnipotenza.
Purtroppo per lui, incapace di sopportare oltre quello scenario di sangue e terrore, Rea decise di mettere in salvo il suo ultimogenito nascondendolo in una grotta sull'isola di Creta e ingannando il marito, facendogli ingoiare un sasso in fasce delle stesse dimensioni di un infante.
Questa era l'alba di una nuova era che sarebbe giunta da li a breve, l'era degli Dei.
Una volta adulto e in forze, il giovane Zeus fece in modo che Crono restituisse alla vita i suoi fratelli ormai adulti, e dopo averli addestrati alle arti belliche ne assunse il comando e dichiarò guerra all'odiato padre e a tutti i Titani.
Il conflitto imperversò per dieci lunghi anni, senza vincitori ne vinti. Per incrementare le proprie fila, Zeus liberò dal Tartaro nel quale erano stati precedentemente rinchiusi i Ciclopi, i Giganti e gli Ecatonchiri ( mostri con cento braccia ). Alla fine, le sorti del conflitto furono decise nientemeno che dal fratello Ade il quale, entrato in possesso da un Titano di un elmo capace di renderlo invisibile, poté infiltrarsi nella fortezza di Crono e sottrarre ai suoi fabbri le armi più potenti del creato, appena forgiate per il Signore dei Titani in modo tale da porre fine alla guerra una volta per tutte.
E così, Poseidone entrò il possesso di un Tridente magico capace di controllare, secondo la volontà di chi lo brandisce, i mari e le tempeste, mentre a Zeus fu consegnata la micidiale Folgore, un arma tanto potente da esser capace, con un solo colpo, di distruggere istantaneamente qualsiasi Immortale.
Impossessatosi del potere del fulmine, non fu difficile per il Dio sconfiggere il padre con un singolo, roboante tuono, che sanciva la fine della guerra e la definitiva sconfitta dei Titani.
Sopravvissuto al colpo per via dei suoi riflessi che gli permisero di attutire parzialmente la scarica elettrica, Crono fu reso impotente e senza forze, incapace di muovere un solo muscolo senza provare un indicibile dolore.
Zeus tuttavia non si fermò qui, e nonostante i suoi odiati nemici si fossero arresi, e probabilmente inebriato da quell'incredibile potere, decise di annientare con la Folgore tutti i Titani inermi.
Rimaneva unicamente Crono, insieme a quella moglie il cui affetto materno aveva fatto sì che Zeus sopravvivesse alla famelica e insaziabile voracità del padre.
Zeus si dimostrò impietoso, ordinando per Crono qualcosa di molto peggiore della morte: il supplizio eterno nella parte più ardente e profonda del Tartaro.
Rea, ancora innamorata del marito nonostante tutto, scelse di propria volontà di seguirne la sorte, ed entrambi furono incatenati ed imprigionati tra le eterne fiamme.
Tuttavia i Titani, al pari degli Dei, erano immortali e destinati a riemergere dalle loro ceneri prima o poi. Gli Dei erano stremati e privi di potere per i lunghi anni di guerra contro nemici tanto potenti, e così Zeus decise di utilizzare le ceneri degli altri Titani sconfitti per creare una creatura a propria immagine e somiglianza, ma senza poteri divini, che con le sue preghiere avrebbe convogliato energia agli Dei. Nacque così la razza umana.
Incapace di sopportare una qualsiasi forma di rivalità al Trono dell'Olimpo, il Dio costrinse Ade con un sordido inganno a prendere dimora negli Inferi come sovrano degli stessi e guardiano delle anime defunte di quella nuova razza nata dalle ceneri dei Titani, e come tali spiritualmente immortali.
A Poseidone toccò una sorte analoga, vedendosi assegnare come Regno e dimora le profondità degli abissi marini.
Rimasto solo con le sue sorelle, ne scelse una in moglie, prima di concepire con ognuna di esse una nuova stirpe divina che acquisiva potere direttamente da lui, in maniera tale da poter avere in pugno i loro destini.
Di indole autoritaria, Zeus mantenne il potere per secoli utilizzando come mezzo il timore che la Folgore in suo possesso incuteva in tutti gli Dei.
Incapace di accettare una seppur lieve forma di sconfitta, condannò i suoi stessi figli alla schiavitù e alla costruzione delle mura di Troia per aver osato tentare una ribellione contro la sua autorità.
La verità tuttavia non era mai semplice, nemmeno in quel caso.
Lui solo era al corrente di cosa le Moire avessero predetto per lui una volta salito al Trono degli Dei non si fece scrupoli a divorare le sue stesse amanti umane per rimandare il più possibile il concretizzarsi della profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, andando così incontro al medesimo destino dei suoi predecessori.
Questa volta però, le parole delle arcigne Sorelle del Destino non solo si rivelarono vane, ma furono addirittura smentite dalla nascita della Dea più saggia di tutto l'Olimpo: Atena.
Zeus comprese allora che il destino, effimero e spietato, era scritto con il sangue sulle bianche pagine della storia, ineluttabile e aspramente duro, ma che poteva essere riscritto con volontà e forza d'animo.
Quando poi, in occasione del primo incontro con il mostro Tifone, si ritrovò in solitudine ad affrontare faccia a faccia la morte, capì che non era con la forza che il destino poteva essere cambiato, quanto piuttosto effettuando scelte e prendendo decisioni diverse da quelle dettate dalla paura.
Da quel momento egli divenne un Dio giusto e saggio, e più nessuno lo guardò con odio nel cuore.

Informazioni mitologiche.

Zeus, letteralmente "Cielo", veniva adorato da tutte le popolazioni del bacino del Mediterraneo. Per gli antichi romani egli era Giove, per i fenici Baal, per i sumeri Enlil, per i babilonesi Marduk, mentre gli etruschi lo adoravano con il nome di Tinia. Ovunque la civiltà umana proliferasse non mancava un culto dedicato al Signore del monte degli Dei.
Il suo animale sacro era l'aquila, e a lui venivano sacrificati tori robusti ed in buona salute, simbolo di potere e possanza.
I suoi templi e luoghi di culto erano presenti praticamente in tutte le città greche, ma particolarmente famosi erano i suoi oracoli, interpellati da Re e monarchi di tutto il mondo ogni qual volta una decisione importante per il destino delle nazioni andava presa. I più conosciuti erano certamente rappresentati dall'Oracolo di Dodona nell'Epiro, e l'Oracolo di Siwa in Egitto, tappa quest'ultima di un importante spedizione da parte di Alessandro Magno, bramoso di ottenere risposte riguardanti la propria discendenza divina che la madre Olimpiade d'Epiro andava paventando.
Nel museo di Delfi inoltre è custodito l'Omphalos, anticamente situato nel santuario di Apollo nella medesima città. Sarebbe questo, secondo la leggenda, il masso che Rea fece ingurgitare a Crono sostituendolo al piccolo Zeus, e rigettato dallo stesso quando, tempo dopo, il Dio liberò dalla prigione del corpo del padre i propri fratelli.
Si dice che, una volta salito al potere, Zeus si domandasse quanto la Terra fosse estesa e che forma avesse. Così richiamò a sé due aquile, e ne fece volare una ad oriente e l'altra ad occidente. Se realmente la Terra era rotonda com'egli pensava, prima o poi i due rapaci avrebbero dovuto incontrarsi. Così avvenne, e Zeus depose in quel luogo il masso eleggendolo a centro esatto del mondo.

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